SAPEVI CHE?

L’80%

DELLA POPOLAZIONE SESSUALMENTE ATTIVA
può contrarre l’infezione da HPV almeno una volta nell’arco della vita.

LA PERSISTENZA 

DELL’INFEZIONE VIRALE
è la condizione necessaria per l’evoluzione verso il carcinoma.

ESISTONO

PIÚ DI 200 TIPI DI HPV
che possono infettare sia gli uomini sia le donne

 

Cos’è il papilloma virus?

L’infezione da HPV è l’infezione sessualmente trasmessa più diffusa nei paesi sviluppati. I papilloma virus (dal latino “papilla”, pustola e dal greco “oma”, tumore) appartengono alla famiglia dei papillomaviridae, di cui sono noti più di 200 tipi. Il Papilloma Virus Umano (HPV, Human Papilloma Virus) è responsabile, nella maggior parte dei casi, di lesioni benigne, come le verruche o i condilomi, che colpiscono le mucose genitali e orali. Queste lesioni benigne di solito guariscono spontaneamente ma alcuni ceppi virali possono dare origine a lesioni maligne ed evolvere in tumori dell’apparato genitale (cervice) o extra genitale (cavo orale, faringe e laringe).

papilloma vius HPV coppia

I numeri dell’HPV

Si stima che l’80% circa della popolazione sessualmente attiva contragga l’infezione almeno una volta nell’arco della vita, con un picco di prevalenza nelle giovani donne fino a 25 anni d’età. Nel 50% dei casi circa l’infezione regredisce spontaneamente in un anno e in due anni nell’80% circa dei casi. Queste tempistiche necessarie all’eliminazione del virus dipendono dal fatto che il virus rende difficile il proprio riconoscimento da parte dei meccanismi delle difese immunitarie.
Il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa 5 anni. Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale dello Screening, nel 2020, in Italia, su 1.374.422 donne invitate allo screening per l’HPV solo il 37,5% ha aderito all’invito e il 9,1% delle donne sono risultate HPV positive.

Sintomi

Nella maggior parte dei casi, l’infezione da HPV è asintomatica. In alcuni casi, in base al tipo di HPV, possono manifestarsi lesioni benigne della cute e delle mucose (verruche) e condilomi o papillomi sulle mucose genitali e orali; la presenza di tali alterazioni può dar origine a prurito, dolore lieve e senso di fastidio, sanguinamento.

Aspetti critici dell’infezione da HPV

La storia naturale dell’infezione genitale da HPV è influenzata dall’equilibrio che si instaura fra agente infettante e ospite.
La persistenza dell’infezione è la condizione fondamentale affinché il virus possa esplicare un’azione trasformante sull’epitelio: i virus che presentano maggior potere oncogeno (HR-HPV) sono quelli che hanno una maggiore persistenza. In questo caso possono manifestarsi lesioni precancerose che sono in grado di progredire a cancro della cervice. Il tempo che intercorre tra l’infezione e l’insorgenza delle lesioni precancerose è di circa 5 anni.

Diagnosi

L’esame citologico cervico-vaginale, meglio conosciuto con il nome di Pap test è un test di screening per il cancro del collo dell’utero e prende il nome dal Dott. Papanicolau che per primo nel 1949 lo ha introdotto nella pratica clinica. Il Pap test va effettuato alle donne con meno di 30 anni e con una frequenza di ogni 3 anni; esso consente di identificare le lesioni (displasie) precancerose che possono evolvere in tumore e ha quindi anche una funzione di prevenzione.
In caso di positività al Pap test, generalmente si consiglia l’esame mediante colposcopia, con lo scopo di identificare le lesioni macroscopiche.
Il test HPV consiste nel prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero che vengono successivamente analizzate per verificare la presenza dell’HPV. Questo test è più sensibile rispetto al Pap test ma meno specifico; quindi, identifica anche infezioni che potrebbero regredire spontaneamente, per tale ragione è consigliato nelle donne con età superiore a 30 anni e andrebbe effettuato a intervalli di almeno 5 anni.

Vaccino

In Italia, la strategia vaccinale prevede la somministrazione gratuita del vaccino per HPV nelle ragazze/i all’età di 11-12 anni, prima dell’inizio dell’attività sessuale perché costituisce un valido strumento di protezione. La copertura stimata è di 10 anni con 2 o 3 dosi di richiamo a seconda dell’età di partenza. Secondo le linee guida dell’American Cancer Society per la vaccinazione contro il papillomavirus umano (HPV) del 2020, si raccomanda di aumentare i tassi di vaccinazione negli adolescenti mentre vi sono forti dubbi in merito al recupero vaccinale e alla vaccinazione nei soggetti adulti. Quindi, la vaccinazione contro HPV è raccomandata all’età di 11 o 12 anni e può essere somministrata a partire dall’età di 9 anni. Bisogna inoltre comunicare ai soggetti di età compresa tra i 22 e 26 anni, che non sono stati precedentemente vaccinati o che non hanno completato il ciclo vaccinale, che la vaccinazione in età avanzata è meno efficace nel ridurre il rischio oncologico. Infine, la vaccinazione anti-HPV non è raccomandata per tutti gli adulti di età > 26 anni. Al contrario, si raccomanda di prendere decisioni cliniche condivise in merito alla vaccinazione contro l’HPV per alcuni adulti di età compresa tra 27 e 45 anni che non sono adeguatamente vaccinati.

Terapie contro l’HPV

Numerosi approcci sono stati proposti per la terapia delle lesioni da HPV ma, fondamentalmente, le strategie terapeutiche vengono suddivise in due categorie, terapie chirurgiche e mediche, il cui obiettivo finale è l’eliminazione localizzata del tessuto infettato. Le terapie chirurgiche comprendono trattamenti ablativi chimici o tecniche fisiche. Sono per lo più applicate dal medico, quindi in ambiente sanitario. La terapia medica è indicata nei confronti delle lesioni condilomatose e consiste in antivirali e immunomodulanti. Nessuna terapia ha dimostrato di essere in grado di eradicare l’HPV; l’infezione da HPV probabilmente persiste durante il corso della vita del paziente in uno stato di latenza nella cute peri lesionale e diventa contagiosa a intermittenza; i condilomi genitali, infatti, recidivano anche dopo un’appropriata terapia in un’alta percentuale di pazienti.

Un aiuto dalla natura

Studi scientifici recenti hanno dimostrato come alcune sostanze naturali quali le epigallocatechine gallato contenute nel tè verde, l’acido folico e la vitamina B12 aiutino a ridurre la persistenza dell’HPV nelle cellule infettate e contribuire ad abbassare il rischio di infezione.

Epigallocatechina gallato

L’epigallocatechina gallato (EGCG) è una componente polifenolica del tè verde, con proprietà biochimiche anti-mutageniche e antiproliferative. In particolare, i benefici del tè verde sono legati ai polifenoli rappresentati da sei tipi di catechine e dei loro derivati (gallati), di cui l’EGCG (EpiGalloCatechinaGallato) è quantitativamente la più importante e l’ingrediente più attivo.
Diversi studi hanno dimostrato che l’EGCG è in grado di ridurre la proliferazione dei cheratinociti infettati con vari tipi di HPV, provocandone la morte per apoptosi. Gli stessi studi hanno evidenziato che l’EGCG sarebbe in grado di ridurre la sintesi di alcune proteine oncogene, come E6 ed E7, responsabili della persistenza del virus HPV all’interno delle cellule infettate. Infine, ulteriori studi hanno confermato l’efficacia di dell’EGCG nel migliorare la clearance dei condilomi.

Acido folico e Vitamina B12

L’acido folico e la vitamina B12 sono micronutrienti presenti in diversi alimenti, che possono contribuire a proteggere l’uomo e la donna dall’infezione da HPV. Studi osservazionali hanno messo in evidenza una correlazione tra deficit di tali micronutrienti e rischio di infezione da HPV; in particolare, Piyathilake e colleghi hanno osservato che le donne che avevano livelli di acido folico più alti avevano il 73% in meno di probabilità di diventare HPV positive diminuendo quindi la prevalenza e l’incidenza. Lopes e colleghi hanno condotto uno studio di follow-up di 4 anni arruolando 1.248 uomini brasiliani con età compresa tra 18-70 anni. I risultati di questo studio indicano che l’assunzione di vitamina B12 è associata a un rischio ridotto di persistenza dell’HPV (tipo non-oncogeno) negli uomini.

Acido ialuronico

L’acido ialuronico è naturalmente presente in tutti gli organismi viventi. La sua funzione reologica nel corpo umano è quella di legare l’acqua e di lubrificare parti mobili del corpo, come le articolazioni e i muscoli. La sua composizione e la sua biocompatibilità fa sì che possa essere usato come eccellente idratante nei prodotti di cura della pelle. Ha anche un ruolo regolatorio, infatti, in base al suo peso molecolare, può esercitare un’azione antinfiammatoria o pro-infiammatoria per la riparazione delle ferite. Nel contesto dell’HPV è importante la presenza dell’acido ialuronico con un peso molecolare inferiore a 10 kDa (bassissimo peso molecolare) poiché nel caso della riparazione delle ferite è fondamentale attivare una serie di fattori che permettono appunto la guarigione delle ferite.

Le particelle virali in presenza di microabrasioni dell’epitelio o delle mucose sono in grado di penetrare e quindi di infettare lo strato basale dei cheratinociti. Studi scientifici hanno dimostrato che l’acido ialuronico, con un bassissimo peso molecolare, può ripristinare le funzioni di barriera dell’epitelio bloccando così l’entrata delle particelle virali e a cascata sarà in grado di bloccare l’integrazione e quindi l’infezione persistente.
In sintesi, l’integrazione nell’uomo e nella donna di EGCG in associazione alla vitamina B12, all’acido folico e all’acido ialuronico a bassissimo peso molecolare, potrebbe rappresentare un aiuto per controllare il rischio di infezione e la persistenza dell’HPV.

Riferimenti
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